giovedì 26 agosto 2010

La Sirena Ritrovata: il suo Ventre

Questo secondo post sulla "Sirena ritrovata" ripercorre la metafora del corpo della Sirena ricalcata sulle zone di Napoli che piu' hanno reso famosa questa città e che ne rappresentano il nucleo di maggiore importanza storica.

Il Turista sottoscritto dopo essersi inebriato della morbida dolcezza profumata del volto di caffe' della Sirena si e' sentito improvvisamente pronto per una esperienza nuova al di fuori dei limiti, nel vero senso del termine.

Il ventre della sirena e' La Napoli Sotterranea: dove al fuori corrisponde immancabilmente un dentro, una cavità vuota che ha dato da mangiare e da costruire ai suoi abitanti per secoli ed ora li accoglie per un viaggio ultraterreno o oserei dire "sotterraneo".
Inizialmente il materiale principale della terra dei napoletani è stato il tufo:questa pietra gialla e malleabile tanto quanto e' forte alle modificazioni che si operano su di essa, ha fatto in mdo che Napoli crescesse su cio' che aveva sottratto al sottosuolo.
Successivamente aveva accolto fuori le mura la Catacombe di San Gennaro per il seppellimento dei defunti.

Ora essa e' un attrattiva grande, richiama a se' con la magia dei secoli della storia che essa porta in grembo: fertile all'incontrario con il suo vuoto ha dato vita a tutta la città.
Ora il ventre di Napoli con il suo cimitero delle Fontanelle al rione Sanità e i
l Miglio Sacro, offrono itinerari affascinanti : il primo da via Foria fino alla collina di Capodimonte, e il secondo, lungo un miglio, dalla tomba di S. Gennaro fino al suo Tesoro.
Questi percorsi sono le viscere che contengono il sangue ancor vivo della città, che e' fatto della storia che ancora fanno circolare e attirano curiosi e gente da tutto il mondo.
Come ho detto in qualche post precedente, il ventre di Napoli f
onde la dicotomia di vita e morte,
dato che se in passato il cimitero veniva usato per dar sepoltura alle "anime pezzentelle" (anime povere), ora essa rimane piena dei misteri dei riti e delle credenze di suggestione pagana.
La cura dei teschi presenti nel Cimitero delle Fontanelle, infatti, ha davvero poco a che fare con il cattolicesimo e si va a collocare in quella strana miscela di sacro e profano che pervade tutta la tradizione napoletana.
I devoti sceglievano un teschio, lo pulivano e costruivano un altarino con lumini e rosari. Iniziavano a pregare per l'anima prescelta che, attraverso il sogno, si manifestava.Lo spirito chiedeva che gli venissero rivolte delle preghiere per alleviare le pene del purgatorio. Il devoto, una volta tornato al Cimitero delle Fontanelle, abbelliva ancora di più l'altare, continuava a pregare e, in cambio, chiedeva una grazia.
Solitamente, questa consisteva nella comparsa in sogno dello
spirito, che consigliava i numeri da giocare al lotto. Se la grazia avveniva, il teschio veniva posto in un luogo più protetto: una scatola di latta, per chi non aveva disponibilità, teche di vetro o veri e proprio loculi per chi poteva permetterselo. Se la grazia non arrivava, il teschio tornava assieme a tutti gli altri e veniva scelto un altro con il quale si iniziava la stessa trafila.
La tradizione vuole che quando lo spirito compie la grazie, il teschio inizi a sudare, indicando in questo modo la sua intercessione nel mondo dei vivi. In realtà,
l'alto tasso di umidità della cava fa formare goccioline di condensa sui teschi, facendoli sembrare sudati.

Capiamo quindi che il ventre di Napoli e' giocoso di fronte alla morte e tenta sempre di ricavare un guadagno da qualunque cosa come ha imparato dai secoli di miseria, che ha reso queste viscere sagge e temerarie ma sempre piene di fede.
Questo ventre di buio e di luce era anche in grado di trasformare gli uomini e di nuovo fondeva in se' l'antitesi di cio' che l'uomo stesso è di fronte a Dio, nel fare cio' che il bene è per Dio e il bene che è per l'uomo: infatti una delle sala del Cimitero delle Fontanelle, quella chiamata il "Tribunale", secondo una leggenda secolare, era il luogo in cui avveniva l'iniziazione dei giovani camorristi, che qui pronunciavano il loro giuramento, scendendo nella cava come uomini e risorgendo alla luce del giorno come affiliati alla congregazione criminale.
E' di nuovo questa la doppiezza che va dalle viscere della città al popolo Napoletano.

Il Turista sarà affascinato dal mistero dell'oscurità e considererà la luce in modo diverso, questo biancore del ventre della sirena, che e' stata cisterna per l'olio che ha sfamato i cittadini e luogo di conserva per le carni, e il sepolcro stesso degli antenati Napoletani.
Di nuovo vita e morte, fame viva e sazietà sfamata, nascita di luce e morte di oscurità, fede nell'aldilà e risultati in terra, come al gioco del lotto, antro immane pieno di sfarzo e ricchezze di
Lucio Licino Lucullio e rifugio di senza casa e poveracci.




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